Il PD Provinciale lecchese aderisce alla campagna del PD Lombardia di raccolta firme: otto proposte per tagliare le liste d’attesa in sanità.

//Il PD Provinciale lecchese aderisce alla campagna del PD Lombardia di raccolta firme: otto proposte per tagliare le liste d’attesa in sanità.

Sono otto gli interventi da fare in tempi brevi per riportare la sanità pubblica lombarda a tempi ragionevoli e il PD li ha messi nero su bianco per raccogliere la sottoscrizione dei cittadini e poi portarli in Regione a Fontana e Moratti

PRIMA E’ SALUTE
LA CURA INIZIA DAL TEMPO

La salute è anche una questione di tempo: il tempo in cui si riesce a ottenere una diagnosi e poi ad avere la cura.
Più tempo passa, più la salute di ognuno di noi è a rischio. In Lombardia i tempi di attesa per visite ed esami sono estenuanti, soprattutto se paragonati ai tempi della sanità a pagamento, che sono brevissimi. È una ingiustizia, una situazione insostenibile.
Per questo, come cittadini, chiediamo:
505 Case di Comunità
• Di costruire la rete della medicina territoriale realizzando almeno 500 Case di Comunità, una ogni 20mila abitanti. E che siano messe in grado di funzionare, non scatole vuote;
• Che il medico di famiglia, per una vera diagnosi, possa prescrivere le prestazioni necessarie per l’intero percorso di cura, senza che ci debba essere una ricetta per ogni esame e visita;
• Che Il fascicolo sanitario elettronico sia accessibile facilmente da tutte le figure sanitarie, per evitare lungaggini e la ripetizione di accertamenti già compiuti;
• Che con una sola telefonata o un click sull’apposito sito web o sull’app del fascicolo sanitario elettronico si possa accedere a tutte le opzioni di prenotazione di un particolare esame, nelle strutture pubbliche e in quelle private convenzionate;
• Che la sanità privata abbia pari doveri di quella pubblica e la Regione possa decidere quali prestazioni debbano fare i privati per abbattere i tempi di attesa;
• Di investire risorse per pagare e potenziare il personale disponibile a fare visite ed esami anche il pomeriggio, la sera e nei weekend;
• Di disporre che in ogni ospedale sia possibile ottenere gli esami nei tempi indicati nelle prescrizioni e, in caso contrario, che si riduca lo spazio lasciato ai professionisti per le prestazioni in libera professione, a pagamento, in favore di quelle pubbliche;
• Di consentire a tutti gli ospedali, qualora non si riesca a rispettare la tempistica prevista dai tempi di urgenza della prescrizione, l’erogazione delle prestazioni in regime di libera professione ma a carico del SSN.

Prima è salute” è il titolo della campagna, “La salute è anche questione di tempo, una cura che arriva dopo mesi può incidere sull’esito della patologia e, comunque, comporta dover sopportare un disagio, una condizione di dolore fisico o anche uno stato di incertezza e magari di ansia molto a lungo. Questa situazione è ben nota a tutte le persone che entrano in contatto con il nostro sistema sanitario regionale, con l’aggravante che in Lombardia c’è sempre un’alternativa, ma a pagamento. Pagando si passa da attese di mesi ad attese di giorni, se non di ore, e questa è una situazione che le giunte Maroni e Fontana hanno lasciato incancrenire per anni. Bisogna intervenire, per la salute delle lombarde e dei lombardi, partendo dalla realizzazione delle case di comunità, che Fontana e Moratti si sono impegnati a realizzare con i soldi del PNRR. Nelle case di comunità ci dovranno essere gli specialisti in grado di fare anche gli esami diagnostici, e nel frattempo va potenziata la capacità degli ospedali di fare esami, con assunzioni, estensione dei tempi degli ambulatori più sostanziosa di quella, più simbolica che altro, messa in campo da Moratti. Il tutto, senza gravare sul personale attuale, che è già oberato e provato da due anni e mezzo di pandemia. Le liste d’attesa vanno tagliate nettamente, ne va della salute dei lombardi.”
La campagna sulle liste d’attesa segue quella sulla carenza di medici di medicina generale che nel frattempo ha raccolto oltre 15mila firme di cittadine e cittadini che si trovano a dover fare i conti con il fatto di essere senza medico perché, nella maggior parte dei casi, il precedente è andato in pensione e nessun medico ha disponibilità per accogliere nuovi pazienti.

 

2022-07-14T10:09:09+00:0014/07/2022|Categories: News|